Era l’8 marzo, la festa della donna. Quella mattina Giastin mi disse: “Sai mamma oggi tutte le donne ricevono una mimosa” e io le risposi: “E dunque anche tu vuoi una mimosa?” “SI”. Ed io: “Poi la facciamo prendere da papà cosi anche tu l’avrai”. E lei: “Non ti preoccupare l’ho già chiesta a Gesù, ci pensa lui per la mimosa”. Mi misi a ridere e le dissi: “Ora Gesù è diventato anche fioraio? e lei: “Lui può tutto”. Suonò il citofono, era il fioraio con un cesto di mimose, credevo che erano per me, quando aprii il bigliettino rimasi a bocca aperta: erano per Giastin e non fu il solo cesto. La nostra casa divenne una serra di mimose e di rose, i ragazzi che frequentavano la nostra casa, tutti le hanno portato la mimosa. Ad alcuni ho chiesto: “Ma come ti è venuto in mente di mandare le mimose a Giastin? e loro: “Niente Carolina, passavo davanti al fioraio e mi è venuta in mente Giastin”. La sera, quando la misi a letto, lei mi disse: “Hai visto mamma? Gesù ha mantenuto la promessa, io ne ho chiesta una ma lui mi ha mandato un giardino. Tu Mamma quando vuoi una cosa basta chiedere a lui, in qualche modo lui ti ascolta se questo è un bene per te”. Ed io: “E le mimose sono un bene per te?” e lei: “Si, e non solo per me ma anche per tanta altra gente”.
(Tratto dal libro Rosaria, Giastin e Cosimo Gravina, i tre vulcani della gioia.
Edizioni Messaggero Padova)