Olio su tela

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5 Novembre 20210

Questo quadro è fra gli ultimi dipinti di Giastin, preparato per una mostra che non è mai riuscita ad allestire.

Due alberi ben distinti, che rappresentano genitore e figlio, hanno i tronchi uniti in un solo punto alla base. La loro unione durerà poco, in quanto sono destinati ad una completa separazione. Giastin vuol comunicare che  madre e padre devono lasciar andare via il proprio figlio perché in questo consiste la vera maternità e paternità. Anche se il titolo fa riferimento alla maternità, il quadro non rappresenta solo la figura materna perché Dio è madre e padre e la genitorialità deve ispirarsi a quella di Dio verso l’uomo. Il tronco piccolo più in ombra prende luce dall’albero grande illuminato dal cielo e la posizione delle due chiome, lascia intuire una grande tenerezza di sguardi. I tronchi sono molto robusti, come sempre nei quadri di Giastin, perché rimandano alla forza e alla solidità dell’amore che unisce genitori e figli, ispirato all’amore che unisce Dio all’uomo. Il cielo alle luci dell’alba ha un aspetto striato, dovuto  al colore diluito che conferisce all’immagine un’atmosfera rarefatta e irreale.

Per la prima volta Giastin introduce il colore oro nel cielo e nell’erba, a simboleggiare la ricchezza spirituale che i genitori donano ai propri figli per andare nel mondo e per questo appone la sua firma nella terra, per testimoniare quanto di prezioso ha ricevuto da sua madre e suo padre.


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19 Ottobre 2020

Dipinto per la sua famiglia composta non solo dai genitori e dai fratelli, ma anche dai nonni, gli zii e i cugini, è il quadro che meglio esprime l’amore e la gratitudine che Giastin nutriva per tutti loro.

Al centro della tela traccia un sentiero dritto in discesa che si confonde con una cascata rapida e sovrabbondante d’acqua. Così Giastin descrive la sua vita, un fiume in piena lineare e sovrabbondante di esperienze, illuminata e strettamente legata a Dio che come un sole vigila su di essa e la irradia di luce e di colori.

Ai lati del sentiero una foresta di alberi dal tronco robusto e la chioma rigogliosa riempie la tela a simboleggiare che la sua famiglia ha arricchito e impreziosito tutta quanta la sua esistenza. Giastin vede la sua vita come un’esplosione di colori vivaci e diversi come quelli delle chiome variopinte degli alberi, il rosa del cielo e le pennellate nitide del sole. La sua firma è posta all’interno della chioma di un albero proprio perché lei stessa si riconosceva nella vitalità e nella bellezza della chioma che deriva dal tronco.

I tronchi hanno una forma particolare: allargati in basso ad indicare la concretezza e l’attaccamento alla realtà che hanno i suoi genitori, e slanciati verso l’alto, ad indicare che hanno avuto sempre lo sguardo rivolto verso il cielo. Questo dipinto è il grazie di Giastin ai suoi genitori per averle donato e fatto vivere una vita meravigliosa e ricca.


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1 Giugno 2020

Giastin era solita preparare qualsiasi evento per tempo perchè era cosciente che la sua vita poteva finire da un momento all’altro. Così, alcuni mesi prima che sua madre Carolina compisse quarant’anni, le domandò quale regalo preferisse ricevere da lei per il suo compleanno. Giastin pensava di usare il suo salvadanaio per comprarle un dono che le sarebbe rimasto per sempre, un oggetto prezioso in oro ad esempio. La mamma, invece, le chiese una tela molto grande (70X120 cm), che rappresentasse la Trinità da appendere a capoletto. In un primo momento Giastin si illuminò in viso per la gioia, ma quando seppe delle dimensioni impallidì per il timore di non riuscire ad ultimare il lavoro per il giorno della festa.  Carolina la incoraggiò dicendole di non avere fretta; che non era importante completare il quadro per il giorno del suo compleanno e che le bastava sapere che lo stava dipingendo per lei. La ragazza accettò la sfida con se stessa e si mise a lavoro: una tela così  grande non l’aveva  mai realizzata. Per raggiungere le parti della tela più distanti, fece creare una prolunga al pennello da tenere in bocca e guidare con l’aiuto della mano.

La tela fu completata in sole due settimane! La sua grande forza di volontà non si era abbattuta davanti a questo ostacolo: mai rinunciava ad un traguardo senza aver prima tentato il tutto per tutto per raggiungerlo e questo la sua mamma lo sapeva bene.

Descrizione

Gesù, il Figlio, è rappresentato in questa tela dall’albero: un albero spoglio, perché nella sua vita terrena ha dato tutto se stesso per amore, senza trattenere nulla di sé. Il tronco tortuoso e massiccio, che sembra essere quasi in movimento, suggerisce un’idea di grande forza e vitalità, mentre i rami si dilatano in tensione verso lo spazio circostante occupandolo quasi per intero, come Gesù che con il suo amore ha abbracciato tutta l’umanità.  Le tre radici che emergono dalla terra hanno un valore simbolico e affermano che la vera forza dell’ operato di Cristo è l’unità con il Padre e lo Spirito Santo. Nel dipinto Dio Padre è raffigurato dalla terra, ampia e verde, anch’essa brulicante di vita, che genera il figlio e gli dà nutrimento attraverso radici robuste e ben aggrappate ad essa. Le sue dolci ondulature rotondeggianti richiamano nella forma la circonferenza nettissima del sole, posto esattamente dietro all’albero, che simboleggia lo Spirito Santo. Il sole spicca nella sua luce chiarissima unendo con bianchi riflessi albero e terra. Giastin voleva così sottolineare che l’Amore puro dello Spirito Santo unisce il Padre e il Figlio.

In una pagina del diario, scritta il 15 febbraio del 2004, pochi giorni prima di morire, Giastin spiega che valore ha il sole in tutte le sue tele:

…Nella maggior parte dei miei quadri c’è raffigurato il sole, che per me rappresenta Dio, come colui che è al di sopra di tutto, come fonte di vita, come qualcosa di cui non si può fare a meno. Lo disegno sempre al centro perché è al centro della vita di tutti. Io spero sempre di trasmettere questo. Spero che dopo aver visto i miei quadri qualcuno accolga Dio nel suo cuore.

I colori scelti, intensi e brillanti, creano una forte unitarietà fra tutti gli elementi, che restano ben distinti l’uno dall’altro per la semplicità e la linearità del disegno, come sono distinte fra loro le tre persone della Trinità. La luce dello Spirito Santo invade il cielo rendendolo giallo oro, colore che per Giastin significa gioia di vivere.

L’albero è stato utilizzato da sempre nelle produzioni artistiche, dalle più antiche alle più recenti, con un valore simbolico. E’ un’immagine naturalistica che rimanda facilmente alla figura di Cristo ponte fra Dio e gli uomini, per il forte legame alla terra e la sua espansione verso il cielo. L’albero della vita, ad esempio, è una delle rappresentazioni più diffuse e conosciute fin dal Medioevo, quando l’albero si identificava spesso con Cristo e con la croce. In questo dipinto di Giastin le radici non sono nel mondo terreno, ma in Dio e i rami illuminati dallo Spirito Santo vanno incontro allo spazio, cioè all’umanità.

Giastin amava in particolare Van Gogh, e lo aveva studiato con passione. In lui apprezzava le scelte cromatiche e la tecnica di sovrapposizione di più strati di colore. Il grande autore fiammingo ha rappresentato alberi in diversi dipinti, ma Giastin non si identificava in nessuna corrente pittorica, né associava la sua arte ad alcun pittore. Lei stessa in una lettera ad un suo amico di nome Antonio si definiva così:

…Io sono una pittrice acerba, ma il mio linguaggio tu l’hai capito pienamente, infatti io cerco sempre di esprimere l’amore nei miei quadri, quell’amore che provo per la mia vita, la vita che vivo ogni giorno, ed ogni giorno mi regala nuove emozioni… Spero che ogni persona non mi identifichi in una tecnica o in una forma, ma in tutto l’amore per la vita che c’è in ogni figura, che sia astratta o paesaggistica.

Notiamo, infine, il luogo dove Giastin appone la firma nei suoi quadri, diverso da tela a tela perché legato alla parte del quadro in cui più si riconosceva in quel momento. Qui la firma è posta nella terra, cioè nel Padre, a confermare la consapevolezza di Giastin di essere fatta a immagine di Dio.


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31 Maggio 2020

Si tratta di un quadro realizzato come dono di nozze per due amici, Antonietta e Antonio, che si sarebbero sposati l’anno successivo. Giastin preferiva anticipare sempre la realizzazione di un quadro per commissione o per un evento particolare, perché temeva di ritornare in cielo prima di averlo ultimato. Per questo motivo dipinse la tela molti mesi prima.  Nel quadro la firma è posta da Giastin in una parte un po’ nascosta, perché sentiva che non avrebbe vissuto quel matrimonio, che non sarebbe riuscita a partecipare all’evento: infatti morì quattro mesi prima.

I due alberi rappresentano gli sposi uniti l’uno all’altra da un solo rametto, in quanto il matrimonio è solo l’inizio di un lungo viaggio che li condurrà ad unirsi sempre di più con la condivisione piena della vita e della quotidianità. Gli alberi hanno le tre radici esterne che ritroviamo in molti dei suoi quadri e che fanno riferimento alla Trinità, intesa come sostegno della vita dell’uomo e, qui, della nuzialità. I tronchi robusti e attorcigliati su loro stessi trasmettono un’immagine di forza e di spinta verso l’alto. I due alberi fanno da cornice al sole, fulcro del quadro posto al centro, che simboleggia lo Spirito Santo, a indicare che il cammino di unità che compiono gli sposi è possibile grazie all’amore che deriva dallo Spirito. Solitamente Giastin pone il sole al centro delle tele perché per lei indica Dio e la sua centralità nella vita dell’uomo. Con grossi fasci di luce bianca i due alberi illuminati dal centro verso l’esterno, riflettono i raggi solari.

I colori sono molto densi e brillanti. Le tonalità scelte, e che spesso ricorrono nei suoi quadri, sono il verde e il rosso (complementari che accostati donano luminosità e vivacità all’immagine), il giallo, colore tanto amato da Giastin perché trasmetteva per lei gioia di vivere, il bianco dei riflessi di luce.

Il fine che Giastin vuole raggiungere attraverso i suoi dipinti resta sempre quello di avvicinare altre persone a Dio, trasmettendo la bellezza della sua vita illuminata dalla fede.


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24 Ottobre 2016

Giastin dipinge questa tela per la sua prima mostra intitolata Il volo, tenuta a San Marco in Lamis nel 2002.

Qui per la prima volta rappresenta un albero con la chioma che simboleggia la croce di Cristo. Di solito preferisce assimilare alla figura di Gesù un albero spoglio ad indicare che Cristo ha dato tutto di sé per amore.

In questa rappresentazione, invece, Gesù attraverso la croce, cioè il tronco, ha vinto la morte e ha generato vita, simboleggiata dalla chioma che ha la forma di un calice. Dal calice la vita eterna che scaturisce dalla croce è donata a tutta l’umanità attraverso l’Eucarestia che qui è raffigurata dal sole.

Giastin sentiva l’Eucarestia fonte di vita per sé, per questo motivo appone la sua firma proprio nel sole.

L’albero non ha radici emergenti all’esterno per rimarcare il suo legame stretto con la terra, che rappresenta, come nella tela La Trinità, il Padre.

La scelta cromatica ricade come sempre su colori molto brillanti e luminosi; l’accostamento dei complementari verde, della chioma e della terra, e rosso, nelle sfumature del cielo, rende il quadro molto vivo e gioioso. Il colore del cielo è mutato dalla luce del sole nelle sfumature del rosso e del giallo, che per Giastin indica la gioia di vivere qui originata dall’Eucarestia.