Acrilico su tela

chiaralberto.jpg

6 Ottobre 20240

All’origine di ogni tela di Giastin c’è un vissuto reale.

Un sacerdote molto vicino alla famiglia Gravina, padre Michele, fece loro conoscere una coppia di sposi, Chiara e Alberto. Lui si affezionò tanto a Rosaria, lei a Giastin. Al momento di congedarsi, chiesero a Giastin in dono una lettera che avrebbero letto a tutta la famiglia riunita nel giorno di Natale. La lettera, come promesso, arrivò e in conclusione recitava così:

Per essere mamma non ci vuole tanto, basta un sorriso, quello che tu hai dato a me. 

Con questa frase, senza averlo immaginato, Giastin colpì Chiara, afflitta dal non aver potuto avere dei figli. Da quel momento, avendo trovato grande serenità e accettazione della sua condizione, la signora chiese a Carolina, madre di Giastin, di poter adottare la sua bambina come figlia spirituale.

Subito dopo, i due sposi commissionarono a Giastin un quadro per la loro casa al mare, e lei scelse un soggetto che richiamasse la croce che avevano portato insieme fino a quel momento dandole una visione diversa.

Chiara e Alberto sono rappresentati da due vele dispiegate al vento del Santo Spirito e da Lui sospinte insieme alla croce che è davanti a loro e in mezzo a loro. Giastin vuole dirci che quando c’è l’amore qualsiasi croce diventa piccola: le due vele non portano la croce, ma si inchinano davanti ad essa, diventata sottilissima perché l’amore dello Spirito l’ha resa tale ai loro occhi. Le teste degli sposi sono anch’esse due piccole vele inchinate davanti alla croce.

A causa delle sue difficoltà manuali, la linea della croce è un po’ storta, ma Giastin era quasi contenta di questa imperfezione in quanto la aiutava a restare umile davanti a Dio, l’unico ad essere davvero perfetto in tutto.

La tecnica pittorica utilizzata è uguale a quella usata per le tele Cammino e Perdono: come in queste tele, ricorre ad uno stile astratto ed essenziale, quasi del tutto privo di sfumature e variazioni; i colori sono soltanto due, arancione per lo sfondo e blu per le due figure, invertiti rispetto alle tele precedenti. Arancione è lo Spirito Santo che pervade lo sfondo; blu sono le figure sospinte dallo Spirito.

La sua firma è nello sfondo, cioè nello Spirito Santo, perché lei si sentiva parte di questo Amore come figlia spirituale.


cammino.jpg

26 Agosto 20240

CAMMINO
2003, Acrilico su tela, 25X30, Roma, collezione privata
PERDONO
2003, Acrilico su tela, 25X30, San Marco in Lamis, collezione privata

Dipinte nel 2003, in occasione della sua ultima mostra “E continuo a volare“, le due tele, Cammino e Perdono, sono state ideate da Giastin come opera unitaria, anche se vendute separatamente per un errore.
I due quadri sono strettamente legati dal loro significato che suggerisce un percorso spirituale che ogni uomo dovrebbe percorrere: solo dopo un cammino riusciamo ad arrivare al perdono e solo dopo aver perdonato possiamo continuare il nostro cammino. Fra le due, quindi, non c’è una vera consequenzialità, ma strettamente legate l’una all’altra, si affiancano.

La tecnica utilizzata è la medesima, acrilico su tela. Giastin amava i colori ad olio, ma sperimentava volentieri altre tecniche come l’acrilico. Non crea sfumature e variazioni, le tele sono bicrome, blu per lo sfondo e arancione scuro per le due figure, che rappresentano Dio e l’uomo, così ricorrendo ad uno stile astratto, essenziale e pregnante, di grande valore espressivo. Le due tele si ergono come icone che trasmettono a chi le contempla i dogmi della fede cristiana.

In Cammino il Padre segue l’uomo con atteggiamento premuroso e protettivo; in Perdono le due figure ben distinte hanno dignità regale.

Entrambe le scene sembrano ambientate più in Paradiso che in terra a ricordarci quel che il fratellino Cosimo scriverà negli anni successivi: “La chiave del Paradiso è il perdono”.

Perdonare ed essere perdonati ci condurrà in Paradiso al termine del nostro cammino sulla terra.