E’ una delle ultime tele di Giastin, venduta dopo la sua partenza per il cielo. E’ stata esposta solo nelle retrospettive a Palazzo Dogana a Foggia e al Museo Diocesano di Otranto.
Il messaggio che Giastin vuol trasmettere attraverso questa immagine è che l’uomo non sarà mai solo perché Dio è sempre con lui. La sua presenza si fa viva e concreta attraverso il sole, la terra e tutta la natura che lo circondano.
L’albero, apparentemente isolato, dipinto al centro del quadro, è rigoglioso e verdeggiante come il prato in cui è innestato. Rappresenta l’uomo, che trae origine e nutrimento da radici tripartite che rimandano alla Trinità.
La terra genetrice è il Padre, come nella tela Trinità, luogo in cui Giastin ha posto la sua firma come segno di appartenenza. Per sottolinearne la ricchezza, usa il dorato per dare luce alle sfumature di verde che ravvivano e impreziosiscono il prato brulicante di vita.
In questa e in tutte le sue ultime tele, il cielo è rosso, non sappiamo se si tratti dell’alba o del tramonto, ma certamente parlano di un passaggio, da una dimensione ad un’altra. Le striature di colori vivi ma diluiti, trasmettono l’idea di una dolce atmosfera silenziosa e serena.
Giastin e i suoi fratelli sono cresciuti nella piena consapevolezza che la loro vita terrena sarebbe stata breve e che presto sarebbe giunto il momento di lasciare tutto e tutti per abbracciare Dio. La piena fiducia nell’amore infinito di Dio per loro aveva sempre reso dolce e sereno il pensiero di raggiungere il cielo con un paio d’ali che pian piano spuntavano sulla loro schiena, come insegnava la mamma a Giastin fin da piccola.
- Misura
- 40x50
- Collezione
- Collezione Privata
- Tecnica
- Olio su tela
- Anno
- 2004