Rosaria vola in cielo

27 Marzo 20210
rosaria-vola-al-cielo.jpg

Era la metà di marzo, Rosaria, Giastin e Cosimo stavano bene. Tutto sembrava procedere in tranquillità per i tre, sembrava che l’inverno non avesse fatto danni e dentro di me pensavo: “ce l’abbiamo fatta!”. Presto sarebbe stata primavera e così arrivò finalmente quel 21 marzo, Rosaria disse: “Mamma quest’anno niente influenza”. Risposi: “Eh si amore mio, niente influenza” e le chiedo: “Dai, cosa vuoi fare per il compleanno?”. Il 4 aprile si stava avvicinando e lei mi disse: “Mamma dobbiamo rimandare la festa, il 4 aprile è giovedì Santo, non posso festeggiare mentre Gesù si prepara alla croce, mamma lo faremo dopo Pasqua”. Io risposi: “Bene allora lo faremo dopo”. Ci mettemmo a ridere, ma sarebbe durata poco la nostra risata, erano circa le 18:00, Giastin mi chiama e mi dice: “Mamma non sto bene” la presi e la misi sul letto, scottava e le misurai la febbre: 38,5. Ricordo la voce di Rosaria che disse: “No, Gesù è piccola! Dalla a me la febbre, fai stare me male, lei non si fa aspirare”. Era preoccupata, scherzando le dissi: “vie’ qua, nessuno si deve ammalare, io faccio sciopero” così si misero a ridere.

La mattina dopo anche Rosaria aveva la febbre. L’influenza era arrivata con la primavera e così anche Cosimo dopo alcuni giorni stava con la febbre. Chiamai il dottore e disse che non era niente di preoccupante. Mi diede la terapia da fare, era un continuo punture, aerosol ed aspirarli per farli espettorare. Non sapevo più se era il giorno o la notte e venne mia mamma per darmi un po’ di aiuto.

Così arrivò il 28 marzo e Rosaria stava meglio, aveva chiesto anche di mangiare, era serena, sembrava che il peggio fosse passato; tirai un respiro di sollievo e dissi a mia mamma che alle 17:00 sarebbe venuto il dottore per visitarli. Ero distrutta e dico a mia mamma: “Visto che stanno tranquilli mi metto un’ora sul letto ma alle 15:30 chiamami, ancora mi prende il sonno”. Lei mi dice di non preoccuparmi che mi chiama lei. Così mi misi sul letto e mi addormentai in un sonno profondo.

Mi sento chiamare una volta e poi due volte, mi alzai, guardai la sveglia ed erano le 15. Mi recai in cameretta e dissi: “Mamma perché mi hai chiamato, non stanno bene?” Lei mi rispose: “Vedi che non ti ho chiamato, sono stata sempre qua e non ti avrei chiamata visto che stanno meglio”, l’ho guardata e ho detto che forse l’ho sognato, mi avvicinai a Rosaria, era un po’ sudata e dissi: “Ora mamma ti cambia” e lei: “No mamma prenditi prima un buon caffè che ti fa papà e poi mi vieni a cambiare”. Feci così, presi il caffè, mi sistemai e andai in cameretta, presi la sua biancheria. Rosaria era messa su un lato, così la girai e iniziai a spogliarla e lei di colpo dice: “Mamma sono guarita, mi vedi sono guarita!” il suo volto era roseo, gli occhi luminosi, non sapevo cosa stesse succedendo, lei continuava a dire: “sono guarita!” chiamava: “papà, nonna, venite sono guarita, cantate con me il gloria, alleluia, sono guarita!”, ma io vedevo che lei non era guarita, in quel momento arriva il dottore, entra in cameretta e dice: “allora come stanno i miei bambini?” e lei gli dice: “non lo vede sono guarita”, lui le sorride e si rivolge a me: “Carolina fammi vedere la terapia” eravamo girati di spalle a Rosaria quando sento mia mamma: “sta morendo!”

Si, stava morendo, il dottore prese subito la fiala di adrenalina, mi disse di darla a Rosaria, lui stava chiamando l’autoambulanza, feci tutto quello che il medico mi diceva, la stavo aspirando, aveva il tubicino in gola e sento la sua voce: “Mamma, Rosaria se ne va” E le dico: “No Rosaria, tu stai qui” E lei: “No mamma, c’è Dio, vado”.

Con Dio furono le sue ultime parole, la portammo in ospedale al pronto soccorso, un medico disse: “Chi è quella donna, buttatela fuori”, ma il dottore che era stato al mio fianco a casa, disse: “è la mamma lasciatela, se non fosse per lei l’avrei persa già a casa”. Così rimasi vicino a Rosaria fino al suo ultimo respiro come lei aveva sempre desiderato: “Mamma, voglio morire con la mia mano nella tua”.

IL RITORNO IN CIELO PROGRAMMATO

Parlare della morte non è mai stato una cosa brutta, essa fa parte della vita, è il ritorno a casa. Così Rosaria ci ha sempre parlato con serenità di come voleva organizzare la sua ultima festa, iniziando dai vestiti che avrebbe indossato: “Mamma ancora mi vesti come una morta, mettimi un paio di jeans ed una camicetta bella, fresca, non è che poi nella bara fa troppo caldo” e rideva…:  “Voglio essere accompagnata al cimitero dai miei amici che mi portano a spalla e con canti, non con pianti e fare il giro del paese. A San Marco era usanza fare il giro del paese con il feretro prima di portare il defunto al cimitero ma da un po’ non si faceva più, il sindaco aveva tolto questa procedura. Così le dissi che fare il giro del paese era impossibile e lei: “Va beh chiedi un permesso” e rideva, ma quando arrivò il giorno che Rosaria volò al cielo, a casa nostra c’erano Cosimo e Giastin che stavano male e così i miei genitori dissero: “Carolina, portiamo Rosaria a casa nostra così Giastin e Cosimo stanno tranquilli. I miei genitori abitavano al lato opposto del paese. Così Rosaria ebbe il suo giro e poi fu portata a spalla dai suoi amici, con Manu e Antonio che suonavano la loro chitarra e tutti cantavano. La gente usciva sui balconi pensando fosse una processione ma era la mia Rosaria che stava facendo il giro del paese come aveva desiderato, con i suoi jeans e la camicetta fresca e tutti i negozi con le serrande a metà, in segno di rispetto.

Il 28 marzo è la salita al cielo di Rosaria, se desiderate unirvi a noi, potete accendere una candela unita ad una preghiera.

Grazie

Giuseppe e Carolina.


Sottoscrivi
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments