Giastin e la candela

18 Luglio 20200

Era una mattinata come tante, Giastin mi chiede due fogli che voleva disegnare. Cosimo giocava con le sue macchinine ed io approfittando della calma che regnava, facevo le mie faccende domestiche. Di colpo suona il citofono ed era mia mamma, sale ed entrambe entriamo in cameretta.

Mia madre chiede a Giastin cosa stesse facendo e lei rispose che stava disegnando la sua lapide. Mia mamma si fece subito il segno della croce e disse: “Ma Giastin perché non ti senti bene?” Lei: “No, nonna sto benissimo, non ti spaventare, non sto morendo!”  Scoppiò in una risata e continuò: “Certo nonna la gente è strana! Quando nasciamo tutti a dire “auguri, auguri…” eppure questa vita finirà ed invece quando moriamo, tutti a dire condoglianze. Ma siete normali voi sulla terra? Gesù sulla croce ha acquisito per noi la vita che non finisce mai, io ora già vi dico, io voglio le campane a festa e non quel “don don” triste e tutti dovranno dire auguri a mamma e papà e si devono vestire a festa perché io vivrò per sempre e poi mamma la mia lapide sarà bellissima! Mica con le lucine come i morti, io voglio una candela, perché voglio essere sempre luce che si consuma per tutti!” Io la guardai e le dissi: “Giastin e come faremo quando mamma e papà saranno anziani e non potranno più venire?” e lei: “Non ti preoccupare, l’accenderete a casa”.


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